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Amiche ed amici de "IL PUNTO G.D." ,
finalmente dopo tanta attesa è arrivata la grossa novità: ecco il capitolo inedito del libro "IL PUNTO G.D.". Si tratta di un'idea lasciata volutamente fuori dalle pagine originali, proprio per poter donare agli amici del web qualcosa di unico e speciale.

Ecco a voi:
"Lost (il parcheggio sotterraneo)".
Cliccate sul link e.... buona lettura!!

sabato 20 ottobre 2012

CHIUDE LA FNAC, L'ENNESIMA FARSA!

Quando è sbarcata in Italia, una decina di anni fa, la catena della Fnac (marchio francese per la vendita di prodotti tecnologici, telefonia, libri, musica e cinema), si era data come obiettivo quello di civilizzare la rozza Italia. “Porteremo la cultura tra il popolo italiano”. In effetti il primo periodo è stato fertile: assunzione di personale qualificato e preparato, tante iniziative con scrittori, musicisti, attori, anteprime di nuovi prodotti tecnologici e soprattutto una forte attenzione alla cultura locale, con progetti atti a valorizzare il territorio. Una dedizione che aveva messo in secondo piano l’inevitabile massacro di piccoli negozi delle città dove si era insidiata La Fnac, attività costrette a chiudere per la perdita di clienti, tutti felicemente a spendere tra i reparti colorati a festa delle sedi del marchio transalpino. Purtroppo ben presto, con il primo accenno di calo del fatturato, anche le Fnac ha seguito le solite logiche commerciali: contratti a tempo non rinnovati, personale stritolato in un clima militaresco e soprattutto una qualità del servizio sempre più scadente. Ecco così scomparire le iniziative locali, e puntare sempre sui soliti quattro nomi famosi (come il programma “Che tempo fa” di Fabio Fazio insomma, dove vediamo quasi solo i suoi amici e chi paga…), in una scadimento verso il basso che ha del tutto rinnegato lo spirito meritocratico dell’apertura. Oggi la storia della Fnac sempre al capolinea e i dieci punti vendita italiani attendono solo di conoscere la data di chiusura. Chiaramente la direzione non si preoccupa affatto di informare i propri dipendenti, sorvolando sulle richieste di trasparenza, limitandosi ad un terrificante silenzio. Ma quello che colpisce di più è che la direzione francese non ha parlato di crisi di vendite, perlomeno non tali da generare il rischio chiusura, ma della volontà di investire in altri settori commerciali, in paesi emergenti dove il guadagno e maggiore e la tassazione pressoché nulla. Ma la Fnac non doveva essere un esempio di cultura per noi poveri italiani? Insomma l’ennesima farsa che lascerà sul campo di battaglia centinaia di disoccupati, colpevoli solo di voler fare un lavoro da 1000 euro al mese, domeniche comprese.