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UN PICCOLO/GRANDE REGALO PER VOI

Amiche ed amici de "IL PUNTO G.D." ,
finalmente dopo tanta attesa è arrivata la grossa novità: ecco il capitolo inedito del libro "IL PUNTO G.D.". Si tratta di un'idea lasciata volutamente fuori dalle pagine originali, proprio per poter donare agli amici del web qualcosa di unico e speciale.

Ecco a voi:
"Lost (il parcheggio sotterraneo)".
Cliccate sul link e.... buona lettura!!

lunedì 2 gennaio 2012

Stupenda recensione de "IL PUNTO G.D."

Lo confesso, ho questa recensione nel cassetto da oltre un anno ma, forse per un certo pudore, mi sembrava troppo bella per essere pubblicata. L'ho riletta oggi e mi sono commosso e così ho pensato che valesse la pena farla conoscere anche a voi.
Che dire? Grazie Francesco!

“IL PUNTO G.D.”
Ci sono dischi, film e quindi anche libri, che non si comportano come ci si aspetta. Tu sei lì, pronto ad immergerti in una storia di azione, in una commedia leggera o in un album di basilare ma potente hard rock, e invece… La sorpresa è sempre doppia, perché non solo il risultato è buono ma, appunto, è meglio di quanto originariamente ti immaginavi. Conosco Gianni Della Cioppa ormai da venti anni, anzi, di più, perché, prima di conoscerlo di persona, ero un suo lettore, dalle pagine di Metal Shock. Poi, appena entrai anche io nel fantastico, lussurioso e lussureggiante mondo dell’editoria musicale, fu lui ad accorgersi subito di me. E non ne fu contento. La mia prima recensione riguardava un disco che probabilmente avrebbe voluto fare lui; quando la vide pubblicata a mio nome, telefonò in redazione e chiese “ma chi diavolo è sto… come si chiama? Fuzz?...”. Da lì ad oggi, possiamo dirlo forte e alla Vasco, siamo rimasti solo noi. Una manciata di eroici lavoratori della carta stampata rock, quelli che si possono contare su di una mano, ma che, da più di venti anni a questa parte, senza mai essersi abbronzati alle luci della notorietà effimera fatta di opinionisti a Sanremo o giudici per competizioni televisive per post-adolescenti, scrivono tanto e bene di rock, quello vero. Alla faccia della modestia. Gianni va rispettato doppiamente perché, pur non essendosi mai tirato indietro davanti a un articolo o una intervista e non avendo mai sballato la consegna di una recensione, ha sempre avuto un lavoro serio da portare avanti e una famiglia, da lui adorata, a cui dare tutta la sua attenzione. Fino a un certo giorno. Quando il signor Della Cioppa, chimico di professione, si trova licenziato. Fuori, fine, porta chiusa. Come dire, “io c’ero” e ricordo la sua amarezza, le sue ansie, i timori, le aspettative, le sorprese e l’inaspettata gioia, oserei dire energia, per una vita lavorativa completamente diversa che gli si prospettava davanti: lavorare in un centro commerciale, a fare cosa non si sa, ma lavorare e sentirsi di nuovo con la testa (e il portafoglio) a posto. “Se va tutto bene io finisco lì dentro”, mi disse una volta, mentre, nella sua auto, passavamo davanti a enorme cantiere. Poi il lavoro che inizia, improvvisamente, con Gianni che si trova a fare quello che altri probabilmente avrebbero rifiutato: sposta bancali, pulisce carrelli, dipinge pareti, lavora con le mani, lui chimico, ma tanto del suo pezzo di carta non gli chiede nulla nessuno. E quando ha il tempo, anche se non gli compete, corre a (ri)mettere a posto dischi e dvd nel reparto musicale, lasciato in mano a chi con la musica ha un rancore profondo. Ma come fa il Gianni a stare lontano dalla musica per più di un’ora? Qualcuno se ne accorge e GDC diventa finalmente factotum della zona-musica di un megaipercentro dell’area veronese. Le cose girano e lui, con sua stessa sorpresa, si diverte, sta bene, si sente parte della squadra, si bea della soddisfazione del cliente, pur con 1.000 euro di stipendio. In fondo è nel suo mondo, quello che conosce bene, sembra il lavoro fatto per lui. La sua “zona” di megaipercentro cresce, la gente si accorge che lì si trovavano dischi che ormai non ha più nessuno (con la sua solita modestia questo Gianni nel libro non lo dice), ma poi, come in un filmone americano, in cui l’eroe, prima di trionfare, deve soffrire di brutto per almeno 45 minuti, il patatrac. Di nuovo sulla fuori, di nuovo ad alimentare speranze, fino ad un altro giro in un altro centro commerciale. E ad un altro patatrac. Ed è qui la sorpresa de ‘Il Punto GD’ (dove GD sta per Grande Distribuzione) di cui parlavo all’inizio; credevo che questo fosse un libro allegro, infarcito di aneddoti, storielle paradossali e avventure ai limiti del demenziale, vissute fra corsie e carrelli, casse e magazzino, con clienti impossibili, colleghi di lavoro matti e pericolosi, cassiere sexy, direttore-dittatori e situazioni al limite della commedia all’italiana, con Alvaro Vitali vestito da donna, che ruba il caciocavallo e se lo nasconde sotto al cappotto, facendo finta di essere incinta. E invece questa è una storia dannatamente triste, che lascia l’amaro in bocca e ci fa riflettere, nel piccolo (mica tanto) di un ipermegacentro, su cosa diavolo sta succedendo in questa Italia. Gente che investe tutto su se stessa, che si scorda di studi e stipendi pur di lavorare e che ci crede davvero, che si trova ad inventarsi capacità che non credeva di avere, che viene investita di responsabilità e ruoli oggi e di ingiurie e critiche domani, in un mondo lavorativo dove le certezze sono prossime allo zero, l’imprenditorialità è una barzelletta e le persone sono considerate come le scatolette che si vendono nella corsia del tonno. È addirittura una storia che sembra finire male (ma chi conosce Gianni sa che non è andata così), in cui, più che la commedia, emerge l’eroe-Della Cioppa, con tutte le sue caratteristiche che conosco da tempo: quella incapacità di venire a patti con un mondo falso e superficiale, la sua eterna, fortissima fede nelle cose semplici ma rare come l’amicizia, il contatto umano, la risata, quel suo ormai anacronistico mettersi dalla parte degli altri e usare l’intelligenza e la gentilezza. Un Gianni a volte troppo “persona comune”, altre fastidiosamente naif per l’anno di grazia 2010, ma anche un Gianni che, ad averne una squadra piena di gente come lui, avrebbe portato un qualunque ipermegacentro a risultati mai raggiunti prima. Eppure, per volere del fato, di qualche direttore o semplicemente della sfiga, non è stato così, Ma almeno a noi ci resta un buon libro.
(Francesco “Fuzz” Pascoletti, caporedattore delle riviste musicali Classix, Classix Metal e :Ritual:)